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...che io non riesco ad aggiungere altro.
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mercoledì 27 ottobre 2010
27/10/2010
lunedì 25 ottobre 2010
Storia di un gatto speciale.
Mio padre non voleva animali in casa.
Io e mia sorella volevamo un gatto.
Ogni volta che tentavamo di convincerlo che sarebbe stato bello averne uno rispondeva :
"se portate a casa un gatto fate il volo dalla finestra, voi e lui!!".
Provammo più volte a fargli cambiare idea giurando e spergiurando che ci saremmo occupate noi di tutto, pulizia della lettiera compresa.
Mio padre non è mica un fesso e non credette ai nostri giuramenti nemmeno per un istante.
Io e mia sorella però siamo cocciute e testarde e se ci mettiamo in testa qualcosa facciamo di tutto per ottenerla.
Semplice e lineare il nostro ragionamento fu il seguente:
"tra poco è il suo compleanno, i regali non si possono rifiutare...è maleducazione farlo...e si deve pure fingere di essere contenti...bene...noi gli regaleremo un cucciolo randagio (il cucciolo, si sa, fa più tenerezza e il randagio suscita compassione) e gli metteremo una maglietta rossonera (mio padre è un fedelissimo milanista e con quella mossa l avremmo avuto in pugno...io e mia sorella eravamo tatticissime già da piccoline).
Nel pomeriggio andammo all'E.N.P.A a scegliere il nostro gatto-regalo.
Scegliere fra i tre o quattro cuccioli che ci mostrò la veterinaria fu facilissimo per noi, fu una scelta di cuore...come sempre.
Stavamo accarezzando un bellissimo gattino nero, sereno e tranquillo quando le nostre orecchie furono attirate da un piccolo tarzan dal pelo grigio che, avvinghiato alle sbarre della sua gabbietta, miagolava a gran voce puntando i suoi enormi occhi su di noi.
Era lui.
Il nostro gatto sarebbe stato quel piccolo tarzan tigrato con gli occhi gialli grandi come fanali.
Il nostro diabolico piano però non era certo finito qui.
Se avessimo detto a mio padre che eravamo andate appositamente all E.N.P.A a scegliere il gatto non avrebbe certamente reagito bene e, forse, ci avrebbe anche costrette a riportalo indietro.
Ci serviva un complice.
La scelta, ancora una volta, fu facile.
Sotto casa nostra, da svariati anni, tra ottobre e novembre una simpatica signora apre puntualmente il suo piccolo chiosco di caldarroste.
La signora delle caldarroste (credo di non averne mai saputo il nome...quasi quasi scendo e glielo chiedo...che lei, puntuale come ogni anno, è qui sotto a spargere profumo di autunno) divenne quindi nostra complice, la istruimmo a dovere e lei fu ben felice di poterci aiutare...avrebbe sostenuto, parlando con mio padre, che quel gattino si aggirava sotto casa nostra da giorni, che era solo e infreddolito e che, colta da compassione, ci aveva chiesto di prenderlo per scaldarlo e nutrirlo.
Il nostro piano però divenne ancor più diabolico (a pensarci mi faccio paura da sola), mettemmo la maglietta milanista al gattino e ne prendemmo una, non ricordo dove, anche per mio padre.
Doppio regalo...impossibile da rifiutare.
Ricordo che nascosi il piccolo tarzan dentro al mio cappotto ma non appena io e mia sorella varcammo la soglia di casa lui miagolò e si fece scoprire.
Mio padre, che era tranquillo sul divano, si voltò pronto a scagliare la sua ira funesta ontro di noi che, tempestive e angeliche, esordimmo con un festosissimo AUGURIIII PAPA'!!!!, proprio mentre il gatto, con un balzo, finiva sul pavimento al centro del salotto.
Inutile dire che mio padre sulle prime si arrabbiò parecchio ma, chi ha avuto un gatto lo sa, non è possibile restare arrabbiati a lungo davanti allo sguardo di un cucciolo ruffiano...nemmeno per un omone burbero come mio padre.
Ci fu solo un attimo di cedimento in cui il nostro piano stava per fallire pietosamnete e fu quando, dopo nemmeno dieci minuti che era con noi, il piccolo tarzan saltò sulle gambe di mio padre e fece pipì.
Io e mia sorella fummo prontissime, pulimmo tutto in un baleno e cercammo mille giustificazioni all'accaduto...è un cucciolo, sarà stata l emozione...osammo addirittura un "eh guarda però è venuto da te a farla, vuol dire che gli piaci!" e nel marasma generale gli propinammo la storia della signora delle caldarroste.
Credo che mio padre non abbia mai creduto ad una sola parola.
L'ho già detto, mica è fesso.
Ma Tommy, questo fu il nome scelto per il piccolo Tarzan, da quel giorno divenne parte integrante della famiglia.
Da qualche parte deve esserci ancora una vecchia polaroid di mio padre e del piccolo Tommy in tenuta rossonera.
Mio padre non ha un carattere facile, è un uomo chiuso e un po (molto) burbero, sorride poco e fa fatica a dire grazie (se gli facciamo un regalo al posto del grazie ci sentiamo dire ogni volta un bel "ma andate a cagare"...chissà, magari questa cosa ha origini nel passato...da quando, appunto, ha ricevuto il suo primo regalo-gatto.)
Dicevo, mio padre non ha un carattere facile eppure Tommy, nemmeno avesse saputo di essere il suo regalo, l' ha scelto da subito (forse non avevamo tutti i torti con la storia della pipì, doveva essere il suo rito di iniziazione...una sorta di battesimo).
Tommy, proprio come mio padre, ha un carattere particolare.
E' un gatto chiuso e sensibile e l' unico autorizzato a toccarlo è sempre stato solo mio padre, se ci provavo io o mia sorella scappava impaurito, abbassava le orecchie e iniziava a tremare come una foglia.
Non so dire quando sia stata l' ultima volta che son riuscita a toccarlo per una veloce carezza.
Per me e mia sorella fu un po una beffa, noi desideravamo un gatto da tenere in spalla e spupazzare e invece quell' ingrato ci sfuggiva continuamente mentre, se mio padre lo chiamava dalla stanza accanto, lui come fosse un fedele cagnolino, arrivava tutto scodinzolantee gli si acciambellava vicino.
Con gli anni ce ne facemmo una ragione e rispettammo la sua sensibilità, non provammo nemmeno più a prenderlo in spalla per non intimorirlo.
Tommy è sempre stato a tutti gli effetti il gatto di mio padre.
Mai regalo fu più azzeccato.
Nel tempo ci furono altri regali-gatto, questa volta per me, mia sorella e mia madre...ad ognuno il suo gatto.
Tommy li accettò con poca convinzione, fu una sorta di pacifica convivenza con la sola regola implicita che nessuno di loro si avicinasse troppo a mio padre di cui è sempre stato gelosissimo.
Dal suo arrivo in famiglia sono passati 15 anni e ogni sera, per tutti questi anni, è sempre stato il primo ad occupare il posto d'onore accanto a mio padre sul divano.
Mentre scrivo questo post il nostro tarzan si trova lontano da casa.
Venerdì è stato male improvvisamente e la veterinaria ci ha lasciato poche speranze.
A breve riceveremo una sua telefonata.
Ci ha promesso che non soffrirà nemmeno un secondo, che lo farà addormentare appena capirà meglio se ciò che ha avuto è irreversibile.
Soffro molto a pensarlo lontano da mio padre in questi momenti.
Mio padre, uomo chiuso e burbero, mi ha telefonato con voce rotta dal pianto e mi ha detto che in casa gli manca la sua presenza ma che non se la sente di vederlo stare male un altra volta.
Io, che da quando sono andata a convivere, due anni fa, lo vedevo molto meno e sempre di corsa, sto male per non avergli detto ciao.
Tommy, vecchio tarzan dagli occhi gialli grandi come fanali, questo post è il mio modo per dirti ciao, o meglio...miao.
Io e mia sorella volevamo un gatto.
Ogni volta che tentavamo di convincerlo che sarebbe stato bello averne uno rispondeva :
"se portate a casa un gatto fate il volo dalla finestra, voi e lui!!".
Provammo più volte a fargli cambiare idea giurando e spergiurando che ci saremmo occupate noi di tutto, pulizia della lettiera compresa.
Mio padre non è mica un fesso e non credette ai nostri giuramenti nemmeno per un istante.
Io e mia sorella però siamo cocciute e testarde e se ci mettiamo in testa qualcosa facciamo di tutto per ottenerla.
Semplice e lineare il nostro ragionamento fu il seguente:
"tra poco è il suo compleanno, i regali non si possono rifiutare...è maleducazione farlo...e si deve pure fingere di essere contenti...bene...noi gli regaleremo un cucciolo randagio (il cucciolo, si sa, fa più tenerezza e il randagio suscita compassione) e gli metteremo una maglietta rossonera (mio padre è un fedelissimo milanista e con quella mossa l avremmo avuto in pugno...io e mia sorella eravamo tatticissime già da piccoline).
Nel pomeriggio andammo all'E.N.P.A a scegliere il nostro gatto-regalo.
Scegliere fra i tre o quattro cuccioli che ci mostrò la veterinaria fu facilissimo per noi, fu una scelta di cuore...come sempre.
Stavamo accarezzando un bellissimo gattino nero, sereno e tranquillo quando le nostre orecchie furono attirate da un piccolo tarzan dal pelo grigio che, avvinghiato alle sbarre della sua gabbietta, miagolava a gran voce puntando i suoi enormi occhi su di noi.
Era lui.
Il nostro gatto sarebbe stato quel piccolo tarzan tigrato con gli occhi gialli grandi come fanali.
Il nostro diabolico piano però non era certo finito qui.
Se avessimo detto a mio padre che eravamo andate appositamente all E.N.P.A a scegliere il gatto non avrebbe certamente reagito bene e, forse, ci avrebbe anche costrette a riportalo indietro.
Ci serviva un complice.
La scelta, ancora una volta, fu facile.
Sotto casa nostra, da svariati anni, tra ottobre e novembre una simpatica signora apre puntualmente il suo piccolo chiosco di caldarroste.
La signora delle caldarroste (credo di non averne mai saputo il nome...quasi quasi scendo e glielo chiedo...che lei, puntuale come ogni anno, è qui sotto a spargere profumo di autunno) divenne quindi nostra complice, la istruimmo a dovere e lei fu ben felice di poterci aiutare...avrebbe sostenuto, parlando con mio padre, che quel gattino si aggirava sotto casa nostra da giorni, che era solo e infreddolito e che, colta da compassione, ci aveva chiesto di prenderlo per scaldarlo e nutrirlo.
Il nostro piano però divenne ancor più diabolico (a pensarci mi faccio paura da sola), mettemmo la maglietta milanista al gattino e ne prendemmo una, non ricordo dove, anche per mio padre.
Doppio regalo...impossibile da rifiutare.
Ricordo che nascosi il piccolo tarzan dentro al mio cappotto ma non appena io e mia sorella varcammo la soglia di casa lui miagolò e si fece scoprire.
Mio padre, che era tranquillo sul divano, si voltò pronto a scagliare la sua ira funesta ontro di noi che, tempestive e angeliche, esordimmo con un festosissimo AUGURIIII PAPA'!!!!, proprio mentre il gatto, con un balzo, finiva sul pavimento al centro del salotto.
Inutile dire che mio padre sulle prime si arrabbiò parecchio ma, chi ha avuto un gatto lo sa, non è possibile restare arrabbiati a lungo davanti allo sguardo di un cucciolo ruffiano...nemmeno per un omone burbero come mio padre.
Ci fu solo un attimo di cedimento in cui il nostro piano stava per fallire pietosamnete e fu quando, dopo nemmeno dieci minuti che era con noi, il piccolo tarzan saltò sulle gambe di mio padre e fece pipì.
Io e mia sorella fummo prontissime, pulimmo tutto in un baleno e cercammo mille giustificazioni all'accaduto...è un cucciolo, sarà stata l emozione...osammo addirittura un "eh guarda però è venuto da te a farla, vuol dire che gli piaci!" e nel marasma generale gli propinammo la storia della signora delle caldarroste.
Credo che mio padre non abbia mai creduto ad una sola parola.
L'ho già detto, mica è fesso.
Ma Tommy, questo fu il nome scelto per il piccolo Tarzan, da quel giorno divenne parte integrante della famiglia.
Da qualche parte deve esserci ancora una vecchia polaroid di mio padre e del piccolo Tommy in tenuta rossonera.
Mio padre non ha un carattere facile, è un uomo chiuso e un po (molto) burbero, sorride poco e fa fatica a dire grazie (se gli facciamo un regalo al posto del grazie ci sentiamo dire ogni volta un bel "ma andate a cagare"...chissà, magari questa cosa ha origini nel passato...da quando, appunto, ha ricevuto il suo primo regalo-gatto.)
Dicevo, mio padre non ha un carattere facile eppure Tommy, nemmeno avesse saputo di essere il suo regalo, l' ha scelto da subito (forse non avevamo tutti i torti con la storia della pipì, doveva essere il suo rito di iniziazione...una sorta di battesimo).
Tommy, proprio come mio padre, ha un carattere particolare.
E' un gatto chiuso e sensibile e l' unico autorizzato a toccarlo è sempre stato solo mio padre, se ci provavo io o mia sorella scappava impaurito, abbassava le orecchie e iniziava a tremare come una foglia.
Non so dire quando sia stata l' ultima volta che son riuscita a toccarlo per una veloce carezza.
Per me e mia sorella fu un po una beffa, noi desideravamo un gatto da tenere in spalla e spupazzare e invece quell' ingrato ci sfuggiva continuamente mentre, se mio padre lo chiamava dalla stanza accanto, lui come fosse un fedele cagnolino, arrivava tutto scodinzolantee gli si acciambellava vicino.
Con gli anni ce ne facemmo una ragione e rispettammo la sua sensibilità, non provammo nemmeno più a prenderlo in spalla per non intimorirlo.
Tommy è sempre stato a tutti gli effetti il gatto di mio padre.
Mai regalo fu più azzeccato.
Nel tempo ci furono altri regali-gatto, questa volta per me, mia sorella e mia madre...ad ognuno il suo gatto.
Tommy li accettò con poca convinzione, fu una sorta di pacifica convivenza con la sola regola implicita che nessuno di loro si avicinasse troppo a mio padre di cui è sempre stato gelosissimo.
Dal suo arrivo in famiglia sono passati 15 anni e ogni sera, per tutti questi anni, è sempre stato il primo ad occupare il posto d'onore accanto a mio padre sul divano.
Mentre scrivo questo post il nostro tarzan si trova lontano da casa.
Venerdì è stato male improvvisamente e la veterinaria ci ha lasciato poche speranze.
A breve riceveremo una sua telefonata.
Ci ha promesso che non soffrirà nemmeno un secondo, che lo farà addormentare appena capirà meglio se ciò che ha avuto è irreversibile.
Soffro molto a pensarlo lontano da mio padre in questi momenti.
Mio padre, uomo chiuso e burbero, mi ha telefonato con voce rotta dal pianto e mi ha detto che in casa gli manca la sua presenza ma che non se la sente di vederlo stare male un altra volta.
Io, che da quando sono andata a convivere, due anni fa, lo vedevo molto meno e sempre di corsa, sto male per non avergli detto ciao.
Tommy, vecchio tarzan dagli occhi gialli grandi come fanali, questo post è il mio modo per dirti ciao, o meglio...miao.
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